Auto cinesi? Tanto rumore per nulla o quasi!

Dai toni trionfalistici di giornalisti e opinionisti del web presenti al Salone di Shanghai invitati con spese di viaggio e soggiorno a carico (ovviamente) delle Case cinesi, sembra che per costruttori europei, giapponesi, coreani e americani e chi più ne ha più ne metta, la festa sia finita. Ma quando mai … 

Il Salone dell'auto di Shanghai passerà alla storia come l'evento più importante del mondo per il settore automotive del 2025 soprattutto per il numero di nuovi modelli esposti: una dimostrazione di forza dell'industria automobilistica cinese che è la prova, se ancora ci fosse qualche dubbio, del potere in rapida ascesa della Cina nel settore auto. La risposta dei brand occidentali è stata accettare la sfida dei cinesi con modelli progettati e realizzati made in Cina e per la Cina. Una scelta rischiosa, ma non impossibile e legata al gradimento dei nuovi modelli progettati per la Cina che è il mercato dell'auto più grande al mondo. 

Ma veniamo agli entusiastici reportage di molti giornalisti e opinionisti del web, presenti alla rassegna su invito delle Case automobilistiche ospitanti, che ovviamente si sono fatte carico di spese di viaggio e soggiorno a Shanghai. Cosa hanno in comune questi reportage del Salone? Sembrano tutti scritti sul carro dei vincitori, i cinesi, dove i nostri invitati sono saliti di corsa: pronti solo a magnificare i modelli esposti, senza un minimo sindacale di riflessioni critiche. Un allineamento sul quale secondo noi si può eccepire, anche se non ci stupisce. 

Gli articoli pubblicati sul Salone di Shanghai sono stati scritti, si precisa all’inizio, “dal nostro inviato”. Da chi? Non dal quotidiano o dal periodico per cui l’autore lavora e al quale sono state pagate le spese di viaggio e soggiorno a Shanghai. Meglio sarebbe: “dal loro inviato”, oppure “dal nostro invitato" visto che sono state le Case cinesi a invitare quotidiani e periodici e pagare volo aereo in business class, hotel a 5 stelle e transfer per gli inviati. Visto il trattamento, potevano i nostri inviati davvero mettere in dubbio che la geopolitica del settore automotive è concentrata ormai in Cina? Proprio perché non lo ha fatto nessuno, allora ci proviamo e lo facciamo noi. 

Tanto per cominciare è un po’ azzardato, a nostro parere, sostenere che a cambiare in meglio è soprattutto il prodotto cinese: affinato nel design, quando in realtà è lo stesso per tutti, ricco di tecnologie, molte delle quali peraltro inutili e di idee, quali siano non si sa, che ormai fanno sembrare le auto europee e soprattutto le tedesche, bontà loro, arretrate e di un mondo antico. Sarà, ma non ci credo, diciamo noi… Le Case automobilistiche europee con i loro decenni di esperienza nella produzione di auto devono puntare sulla loro storia e sul patrimonio acquisito da anni di successi. Non si è trattato di lavoro di un solo minuto. Cominciamo a dire che i cinesi, intesi come Case automobilistiche, sono stati incredibilmente finanziati dal loro governo comunista, al punto che si permettono di sbarcare in Europa con auto a prezzi il 50% superiori rispetto a quelli in Cina. Un upgrade impensabile per i modelli tedeschi, che già non regalano nulla, ma anche in generale per i modelli delle Case europee. 

Ma c'è di peggio: non ci si dica che la presenza dei cinesi in Italia sia per una beneficenza da loro elargita: non sono qui per farci un favore, o un piacere. Che non sia così lo si intuisce da come trattano i fornitori, con pagamenti a 270 giorni, cioè 9 mesi. Un record che fa pensare. Un altro aspetto da puntualizzare è il primato dei cinesi per quelli che chiamano modelli a nuova energia, le elettriche soprattutto, che non ci pare proprio finalizzato alla qualità dell’aria o alla guerra allo smog. Alla Cina non importa molto di quello che succederà in futuro in termini della qualità dell'aria visto che è il Paese responsabile per due terzi dell'inquinamento globale. Tutto si fa se è fonte di business. E allora si spiega come le auto cinesi, anche quelle che sono arrivate da noi. siano ormai quelle più sostenute dai social e da chi ci lavora, che pur non comprando auto le trattano e in molti casi le sostengono per evidenti ragioni economiche. Non siamo fra quelli che si preparano a comprare un'auto cinese: non la troviamo migliore delle tante che sono sul mercato oggi. Non ci interessa se costano un po’ di più o le consegnano più rapidamente, ci sembrano un simbolo del nulla e, peggio ancora, l’espressione di un Dna che non ci appartiene. Meditate gente, meditate … Siamo ancora in tempo per non essere colonizzati dai cinesi: rispetto a loro non ci manca la fantasia che loro non sanno cosa sia. Basterebbe fare bene quello che sappiamo fare bene solo noi. Ce la possiamo fare, forse!          

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